Fake news? No news
Ho già accennato, a proposito del concetto di libertà, a come, specialmente in Italia, troppo spesso si confonda la libertà di espressione con la facoltà di poter dire tutto e il contrario di tutto, anche nell'ambito dello stesso discorso. Questo, com'è evidente, non è altro che il tentativo (spesso riuscito) di svuotare il dibattito politico di qualunque pretesa di verità per ridurlo ad un puro esercizio di retorica, una sorta di tardiva rivincita del sofismo sul "mondo delle idee" di Platone. Certamente in una realtà di questo tipo è abbastanza normale che, anche sfruttando le opportunità di visibilità offerte oggi dai social, chiunque si senta in diritto di far circolare notizie e cifre incontrollate di qualunque tipo con la certezza di trovare una eco proporzionale alla loro sensazionalità. E' evidente che se, da una parte, il cittadino comune ha le sue brave difficoltà a districarsi tra questo guazzabuglio di dati spesso contrastanti, dall'altra i professionisti dell'informazione si danno un gran daffare per proporsi come gli unici depositari del titolo di "svelatori di fake news". Il problema è che i vari Mentana, Vespa, De Bortoli, Mieli e compagnia bella ci forniscono quotidianamente esempio di come, specie nel dibattito politico, si debba parlare di "no news" piuttosto che di "fake news". Nei tg e nei talk show si tende a proporre al povero spettatore non tanto i contenuti delle notizie o degli argomenti di attualità quanto piuttosto ciò che di questri argomenti pensano i Salvini, gli Zingaretti, le Meloni e i Renzi di turno. In questo modo gli italiani non sapranno nulla o quasi di quel che succede nel mondo ma potranno comunque farsi un'opinione adeguandosi a quella del proprio leader di riferimento. Un modo di prendere posizione molto più simile a quello delle curve calcistiche che a quello di un serio confronto di idee. Se poi concentriamo l'attenzione sul Coronavirus, che da almeno due mesi è quasi l'unico argomento di discussione sulla stampa, in tv e sul web, la grande contraddittorietà delle dichiarazioni e delle opinioni degli attori principali (l'OMS citica le strategie di questo o quello stato, Trump critica l'OMS, i virologi si smentiscono l'un l'altro, il balletto delle cifre è quasi ridicolo) fa a pugni con la necessità di trasmettere ai cittadini la fiducia e la sicurezza necessarie per sopportare i sacrifici che vengono loro richiesti in termini sia economici che di restrizione dei diritti individuali. Ecco perchè tutto questo parlare di "fake news" anche in relazione a questo tema non può che farci, seppur con amarezza, sorridere.