Hit parade del decoro
Chi è titolare del pieno diritto ad attraversare, frequentare, vivere la città decorosa? E' ormai chiaro che i tradizionali diritti civili non sono sufficienti, e che bisogna sapervi associare un comportamento adeguato, che si sostanzia in un adeguato consumo. Pur essendo cittadini, infatti, non sono cittadini decorosi (e dunque vengono allontanati o sanzionati) il turista "cafone", chi mangia seduto sui gradini, chi chiede l'elemosina, chi ha comportamenti eccentrici, chi non ha casa chi compra le birre negli alimentari bangladesi, e così via. Sulla base delle diverse proporzioni tra questi elementi costitutivi, provo qui di seguito a ipotizzare una sorta di gerarchia nel diritto di accesso alla città decorosa:
4) Al gradino più basso ci sono ovviamente i "non consumatori non cittadini", ovvero i migranti poveri. Essi sono colpiti da divieto di accesso o di permanenza, e sono sempre irregolari da qualche punto di vista (permesso di soggiorno, di lavoro, autorizzazione commerciale...), perché le regole sono confezionate precisamente per escluderli. Ogni strategia di sopravvivenza che mettono in campo viene considerata, quando non direttamente criminale, come minimo indecorosa.
3) Appena sopra di loro ci sono i "non consumatori cittadini". Il loro status di cittadinanza, sia esso comunitario o nazionale, non è di fatto sufficiente a garantire loro la pienezza dei diritti civili. Non potendoli però espellere dall'intero territorio né, finora, confinarli in hub e simili, essi sono scacciati dai luoghi nei quali possono trovare una qualche forma di sostentamento, e cioè dalle città. Su di loro viene esercitato il pregiudizio meritocratico: se sono poveri, se dormono in strada, è colpa loro, "non si fanno aiutare".
2) La categoria più ampia è di certo quella dei "consumatori cittadini". Essi (potrei anche dire: noi) devono comportarsi bene, dimostrare di sapersi guadagnare il welfare residuo, o meglio ancora avere un'occupazione che garantisca loro il welfare aziendale. Possono essere considerati pericolosi se aderiscono a movimenti sindacali o urbani politicizzati, in quanto potrebbero bloccare il traffico o anche il semplice fluire della folla impegnata nello shopping; e di certo sono indecorosi quando non consumano abbastanza, per esempio bevendo birra seduti in piazza invece che al pub. In questi casi scivolano facilmente nella categoria 3, e possono essere manganellati, stigmatizzati e tormentati senza troppe formalità. Nel regime attuale, prima di una riforma meritocratica del diritto di voto (auspicata da molti, soprattutto fra gli attivisti della sinistra istituzionale), questi "cittadini consumatori" ne sono appunto titolari. Curiosamente, ma coerentemente, la retorica elettorale, eminentemente nelle tornata locali, non sarà volta però a catturarne il consenso in nome di reddito, diritti, welfare... ma cercherà piuttosto il loro voto promettendo di attirare più turisti. Siccome coi like e le stelline dei turisti ancora non si compongono le giunte comunali, tocca infatti trovare qualcuno che voti al posto loro, ispirandosi il più fedelmente possibile alle recensioni di TripAdvisor, e sono appunto i "cittadini consumatori" a vedersi addossato questo onere.
1) In cima alla gerarchia, ovviamente, c'è il turista. Egli è il "consumatore non cittadino", quintessenza del soggetto sgravato da legami e bisogni sociali, privo di necessità che non possano essere soddisfatte dal denaro che egli stesso porta in dote. Poiché è totalmente depoliticizzato, è interamente utilizzabile politicamente: ogni aggressione delle autorità nei confronti della vita urbana viene infatti giustificata dicendo "non possiamo dare una brutta immagine della città ai turisti", e la discussione è chiusa. In ultima istanza non è neppure necessario che il turista esista nelle proporzioni attese, perché il suo ruolo principale è quello del "vitello dorato con le sneakers" a cui la politica neoliberale si rivolge per legittimare sempre nuove estrazioni di valore da spazi e servizi pubblici, mobilità... Di conseguenza, anche quando i più mirabolanti progetti turistici dovessero fallire, i profitti continueranno a fluire nelle tasche giuste: il successo è un piacere, ma non è indispensabile. Lo scopo ultimo è infatti semplicemente la totale messa a reddito della vita urbana.
Wolf Bukowski