Il mostro a tre teste

13.09.2020

Mi soffermo sul concetto di sistema cui faccio riferimento in continuazione: preferirei chiamarlo "impero del denaro", perché il motore che spinge l'intero meccanismo è il denaro, in particolare, oggi, la finanza. E' inutile prendersi in giro e illudersi; diciamoci finalmente la verità, anche se è molto dura. Nella nostra società, il primato spetta al settore economico: a decidere tutto sono gli attori delle forze economiche. Non fatevi illusioni su chi eleggerete al governo, perché i politici sono i burattini di turno, con l'unico scopo di farvi digerire le pillole, ora dolci, ora amare, dell'economia. In realtà, gli uomini che prendono le decisioni chiave nel nostro paese sono pochissimi, e appartengono al mondo della finanza, non della politica. A livello mondiale, chi decide sono i grossi complessi economico-finanziari, che hanno i volti della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale, del WTO. Se oggi non si capisce questo primato dell'economia e della finanza, non si è capito nulla del sistema. Inoltre gli economisti ci dicono che oggi solo un quarto dell'economia è economia reale, gli altri tre quarti sono pura speculazione. L'economia produce ogni giorno spostamenti di capitali per 1800 miliardi di dollari. Chi se lo può permettere? Essenzialmente quel 20 per cento dell'umanità che si pappa l'83 per cento delle risorse del pianeta. E anche in questo 20 per cento, chi realmente prende le decisioni è una piccola minoranza: si parla oggi di tre-quattrocento famiglie che maneggiano tutto, in barba a tutti noi. Unica logica, unica regola: il profitto. Questo permette al 20 per cento dell'umanità uno stile di vita più alto rispetto a quello del resto del mondo. E la conseguenza è che l'80 per cento dell'umanità deve accontentarsi del 17 per cento delle ricchezze del mondo. Ma il 20 per cento del mondo non potrebbe mai mantenere questo stile di vita senza l'appoggio del secondo pilastro: il sistema militare. Le armi sono sempre state utilizzate per salvaguardare interessi, privilegi, e lo sfruttamento dei deboli. Non illudetevi che sia in atto un disarmo: in realtà, le armi vengono semplicemente spostate da un luogo all'altro. E le armi dell'Italia, che non elimineremo mai perché ci servono a mantenere la nostra fetta di potere economico, sono oggi puntate verso Sud. I nostri nuovi nemici sono i poveri! Dopo anni di indagini, e la scoperta della terribile corruzione diffusa nel nostro paese, ancora non si è cominciato ad indagare sulle tangenti nel mondo delle armi. Tangenti che hanno contribuito ad insanguinare la nostra politica estera, e che nessun giudice riuscirà mai a sradicare, per via del segreto militare. E le pretese del settore militare sono pervasive: è mai possibile che il governo operi dei tagli su tutte le spese sociali, mentre il bilancio del Ministero della Difesa continua a crescere? Ma cosa dobbiamo difendere con queste armi? A cosa ci serve il nuovo modello di difesa? A cosa un esercito di professionisti? Purtroppo, le forze politiche sono tutte egualmente omologate a questo sistema: non è possibile distinguere tra destra e sinistra, il potere dei militari poggia su tutte indistintamente. Infine, dobbiamo accettare il fatto che tale sistema non si reggerebbe senza il sostegno di una ideologia imperante divulgata, e direi quasi imposta, dalla stampa, dalla televisione e dagli altri media. Ormai l'informazione non trasmette più notizie, ma merce. E noi diventiamo dei "tubi digerenti" capaci di consumare sempre di più, e in maniera sempre più passiva. L'effetto più pericoloso è che poco a poco ci convincono che questo sistema è l'unico possibile. I mezzi di comunicazione, in Italia come altrove, sono controllati ossessivamente dalle forze economiche. I messaggi pubblicitari inevitabilmente condizionano la nostra giornata: i tuoi capelli sono troppo lunghi, la tua pelle è troppo secca, i tuoi odori sono nocivi; sei troppo grasso, troppo magro, hai troppi difetti. E così via. Come afferma il gesuita americano John Cavenaugh: "La costrizione al consumo è diventata per noi tanto profonda quanto la necessità della stessa vita. Il modello consumistico rivela che il nostro essere, il nostro scopo, sono calcolabili unicamente nei termini di ciò che possediamo. L'idolatria esige da noi il suo pieno prezzo, per essa siamo derubati della nostra stessa umanità". Ogni essere umano diviene adoratore della "cosa", ed egli stesso si trasforma a sua volta in "cosa". Il vero problema di oggi, quello su cui la Chiesa deve riflettere, non è allora l'ateismo, ma l'idolatria.

Padre Alex Zanotelli

Gianni Vannini - Blog politico
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