La legge è uguale per tutti?

07.10.2021

La conclusione, a dir poco, choccante di alcuni recenti processi e, in particolare, l'assoluzione di Marcello Dell'Utri e la severissima condanna di Mimmo Lucano mi hanno confermato, se ce ne fosse stato  bisogno, l'attualità di due canzoni scritte dal sottoscritto, non ancora ventenne, sul tema della giustizia. Di conseguenza mi è venuta voglia di riproporne, qui di seguito, i testi. Ma non date loro troppo credito: sono state scritte quarant'anni fa...



Cinquecento



Lo chiamavano Cinquecento,

era il figlio del padrone della Fiat.

Un ragazzo dal cuor contento:

dove andava ti portava l'allegria.

Ere un tipo davvero in gamba

con la stessa vocazione di papà.

L'han trovato tagliato a pezzi come un bue,

con la testa divisa in due.


Quattro giorni dopo il delitto

gli inquirenti hanno arrestato un manovale.

Era un tipo molto sospetto:

una volta aveva offeso un cardinale.

Gli hanno dato trent'anni e un mese

però dopo ne hanno condonati tre.

La giustizia come sempre infine trionfò

e la collera si placò.


E passarono quindici anni

da quel giorno che la Corte sentenziò

quando un certo Cerù Giovanni

poco prima di morire confessò:

"Per vent'anni io fui l'amante

della moglie del padrone della Fiat

ed il padre del ragazzo sono proprio io:

Cinquecento era figlio mio!"


E la moglie dell'industriale

alla fine fu costretta a confermare,

l'avvocato del manovale

disse: "Adesso è tutto quanto da rifare!"

E anche il giudice fu d'accordo

quindi assolse prontamente l'imputato.

Cinquecento, adesso è chiaro,

non c'è dubbio ormai,

è finito sotto il tranvai.





Alì Babà



Tre giorni fa,

in un bazar,

nella regione di Salè Salam,

quaranta ladri un po' straccioni

han fatto un colpo

veramente grosso.

In pieno giorno,

pistole in pugno,

han rapinato un ricco gioielliere.

Un buon bottino, quattrocento lire,

dieci lire a testa

non son poche, sai.

Inoltre, poi, portaron via

tre mezze lepri in una polleria.


E la gente subito ha pensato:

"Un simile reato

non lo sopportiamo!

Per punire questo gesto infame

chiameremo qua

il prode Alì Babà".

Ed infatti il giustiziere arriva

e, in poco tempo, ti sistema tutto.

Trova i ladri dentro una caverna,

li cattura tutti,

li fa giustiziare

e tutto a posto va.


Il giorno dopo

il Gran Visir

della regione di Salè Salam

doveva fare alcune spese

ma si trovava a corto di denaro.

Però frugando

nella cassaforte

riuscì a trovare cinque o sei miliardi.

Erano i fondi per la costruzione

di cinquecento case popolari

ma il Gran Visir se ne fregò

e tutti i soldi in tasca si ficcò.


E la gente subito ha pensato:

"Un simile reato

non lo sopportiamo!

Per punire questo gesto infame

chiameremo qua

il prode Alì Babà".

E così lo mandano a chiamare

ma la madre dice:

"Lui non può venire.

Per cercare tutti quei ladroni

si è stancato troppo,

stamattina è morto.

Evviva il Gran Visir!"



Gianni Vannini - Blog politico
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