L'altra metà del capitalismo (seconda parte)
La mia tesi sui figli era questa: il declino di ogni procedura d'iniziazione, la principale delle quali era il servizio militare, fa sì che i figli non abbiano punti d'appoggio simbolici per divenire altro da ciò che già sono. Di qui la tentazione dell'adolescenza eterna. Di qui anche quel che constatiamo tutti i giorni: il carattere infantile della vita adulta, e in particolare dei maschi adulti. Il soggetto che compare di fronte alla merce deve rimanere il bambino che desidera nuovi giocattoli. Quanto al soggetto che compare di fronte alla regola sociale ed elettorale, deve rimanere uno scolaro obbediente e sterile, senz'altro scopo che essere a tutti i costi il primo della classe e che di lui si parli un po' dovunque. Ma le ragazze? Si potrebbe dire che anche le ragazze siano consegnate all'inseparatezza fra l'essere-figlia e l'essere-madre, poiché l'uomo e il matrimonio non svolgono più il ruolo, reale e simbolico, di separazione. Ma la mia ipotesi è un'altra. Eccola: per i figli, la fine dell'iniziazione tradizionale comporta una stagnazione puerile. Per le figlie, l'assenza di separazione esteriore (uomo e matrimonio) fra figlia e donna, fra ragazza e moglie-madre, comporta la costruzione di una femminilità che chiameremo prematura. O ancora: il figlio rischia di non divenire mai l'adulto che ha dentro di sé. La figlia rischia di essere divenuta da sempre la donna adulta che dovrebbe attivamente divenire. Consideriamo la massa delle figlie nelle società moderne. Non sono diverse dalle donne, diventano donne molto giovani, questo è quanto. Sono vestite e truccate da donne, parlano da donne, sanno tutto. Nelle riviste rivolte a queste giovanissime donne, gli argomenti sono gli stessi di tutte le altre riviste: l'abbigliamento, la cura del corpo, lo shopping, le acconciature, quel che bisogna sapere degli uomini, l'astrologia, i mestieri e il sesso. Ne risulta, in queste condizioni, una sorta di ragazza-donna costituita prematuramente come adulta, senza bisogno di nessuno. E' la causa del totale declino del simbolo della verginità. Il simbolo della verginità è fondamentale nelle società tradizionali: esso designa ciò che, nel corpo di una ragazza, ne prova il non ancora avvenuto incontro con la mediazione sessuale di un uomo, e dunque il suo non essere ancora donna. Una ragazza è vergine: è simbolicamente importantissimo. Nella società contemporanea, questo simbolo è soppresso. Perché? Perché, anche se empiricamente vergine, una ragazza contemporanea è già una donna. Diciamo anche che la figura poetica della fanciulla, che illumina tanti magnifici romanzi inglesi, non ha più alcuna rilevanza: le riviste contemporanee a loro dedicate, che insegnano loro come far godere i ragazzi senza prendere rischi, o come vestirsi per esserne desiderate, hanno liquidato quel genere di poesia. Non hanno colpa, le riviste: non fanno che rivolgersi alla donna contemporanea che ogni ragazza è già divenuta, e il cui cinismo è, se posso dir così, innocente. Viene da qui che le ragazze siano capaci di fare, con talento impeccabile, tutto quello che viene loro richiesto in quanto bambine o in quanto adolescenti, visto che oramai hanno già oltrepassato autonomamente tutto questo. Se i figli sono immaturi per sempre, le figlie, dal canto loro, sono mature da sempre. Limitiamoci a un esempio: la riuscita scolare. Sotto questo aspetto, si è scavato un abisso a favore delle ragazze, in specie nei contesti popolari. Mentre la gioventù maschile delle periferie patisce a scuola un disagio irrimediabile, le loro sorelle non solo riescono, ma riescono meglio delle ragazze dei quartieri ricchi, che a loro volta mangiano in testa ai ragazzi fortunati e stupidi. Ho visto molto spesso la povera gente di origine araba che la polizia porta nei tribunali dei quartieri popolari, e l'avvocato, o anche il giudice, poteva essere loro sorella. O ancora: nella miseria sessuale che vivono, questi figli hanno contratto una malattia trasmissibile, e la medica che li cura può essergli sorella o cugina. Dovunque si tratti di successo sociale o simbolico, la figlia-donna prevarrà sul figlio incapace di superare l'adolescenza. Questo, detto per inciso, dimostra che non si tratta affatto di miseria sociale. Le ragazze sono altrettanto malmesse dei ragazzi, nei quartieri poveri, e anzi peggio, perché debbono occuparsi delle faccende domestiche e dei fratellini. Lavorano in un angolo del tavolo di cucina e trionfano su tutto, perché sanno che gli esercizi che vengono loro richiesti non sono che giochi da bambino per loro, donne definitive. Si dirà che quel che vogliono è uscire dal mondo oppressivo in cui sono nate Certo! Ma il punto è che lo "possono". Ed è così proprio perché la donna libera che vogliono divenire è già in loro con tutta la sua potenza, dura e sicura di sé come occorre. Dal che risulta che la questione delle figlie, contrariamente a quella dei figli, non esiste più come tale; esiste solo la questione delle donne.
Alain Badiou (fine seconda parte)