Liberi? Di più, emancipati

29.04.2020

C'è una parola che mi sono accorto di usare molto spesso, sia nel parlare che nello scrivere, e questa parola è "emancipazione". Mi sono fatto io stesso una domanda: perchè uso più volentieri questo termine di altri molto più comuni come, ad esempio, libertà? Essendo ben consapevole di una certa mia avversione per l'ovvio ed il banale potrebbe sembrare una domanda retorica cioè con una risposta implicita: "l'hai detto tu, libertà è un termine molto comune, troppo forse". Ma, in realtà, non è solo una questione di abuso del termine, a ben guardare è proprio la parola in sè a contenere più di un'ambiguità. Non è certo un caso se alcuni derivati del termine libertà (me ne viene in mente uno su tutti: liberismo) sono spesso, nella loro accezione pratica, dei fulgidi esempi del suo esatto contrario: schiavitù (schiavitù dal bisogno, dal denaro, dal sistema capitalistico). Questa ambiguità è mirabilmente riassunta in una celebre frase che ho già citato e che non mi stancherò mai di citare: "la libertà senza uguaglianza è solo l'arbitrio del più forte". Ecco, la parola emancipazione ha, secondo me, un potere particolare: contiene in sè un condensato di tutti e due questi termini, libertà ed uguaglianza. Già nel pronunciarla vi si avverte una sorta di slancio comunitario, quel desiderio di passare dall'io al noi che avverto come esigenza imprescindibile e che è il viatico perchè una società libera sulla carta, come innegabilmente è quella che si fonda su una Costituzione avanzata come la nostra, possa trasformarsi in una società autenticamente, genuinamente egualitaria.

Gianni Vannini - Blog politico
Tutti i diritti riservati 2020
Creato con Webnode
Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia