Libertà e bisogni (seconda parte)
L'intensità, la soddisfazione e persino il carattere dei bisogni umani sono sempre stati condizionati a priori. Che la possibilità di fare o lasciare, godere o distruggere, possedere o respingere qualcosa sia percepita o no come un "bisogno" dipende dal fatto che la cosa sia considerata o no desiderabile e necessaria per le istituzioni e gli interessi sociali al momento prevalenti. In questo senso i bisogni umani sono bisogni storici e i bisogni dell'individuo e la richiesta di soddisfarli sono soggetti a norme di portata generale. E' possibile distinguere tra bisogni veri e bisogni falsi. I bisogni falsi sono quelli che vengono sovraimposti all'individuo da parte di interessi sociali particolari. La maggior parte dei bisogni che oggi prevalgono, il bisogno di rilassarsi, di divertirsi, di comportarsi e di consumare in accordo con gli annunci pubblicitari, di amare e odiare ciò che altri amano e odiano, appartengono a questa categoria di falsi bisogni. Tali bisogni hanno un contenuto e una funzione sociale che sono determinati da potenze esterne, sulle quali l'individuo non ha alcun controllo. Non importa in quale misura tali bisogni possano essere divenuti quelli propri dell'individuo; né importa fino a che punto egli si identifica con loro. Nell'interesse dell'individuo felice tali bisogni devono essere rimossi. I soli bisogni che hanno un diritto illimitato ad essere soddisfatti sono quelli vitali: il cibo, il vestire, un'abitazione adeguata. La soddisfazione di questi bisogni è un requisito necessario per poter soddisfare tutti gli altri. Se il lavoratore ed il suo capo assistono al medesimo programma televisivo e visitano gli stessi luoghi di vacanza, se la dattilografa si trucca e si veste in modo altrettanto attraente della figlia del padrone, se il negro possiede una Cadillac, se tutti leggono lo stesso giornale, ne deriva che questa assimilazione non indica tanto la scomparsa delle classi, quanto la misura in cui i bisogni e le soddisfazioni che servono a conservare gli interessi costituiti sono fatti propri dalla maggioranza della popolazione.
Herbert Marcuse (1964)
(fine seconda parte)