Libertà e bisogni (ultima parte)
Nell'era contemporanea, la sconfitta della scarsità è ancora limitata a piccole zone delle società industriali avanzate. La loro prosperità nasconde l'inferno dentro e fuori i loro confini: inoltre essa diffonde i "falsi bisogni", promuove la soddisfazione di bisogni che richiedono di tenersi all'altezza dei propri pari e dell'obsolescenza pianificata. Le ovvie comodità create da questo tipo di produttività, e più ancora il sostegno che essa dà ad un sistema di dominio fondato sul profitto, facilitano la sua importazione nelle aree meno avanzate del mondo, dove l'introduzione di tale sistema significa pur sempre compiere uno straordinario progresso in termini tecnici ed umani. Pure, la stretta relazione tra capacità tecnica e capacità politico-manipolativa, tra produttività come fonte di profitto e come fonte di dominio fornisce alla sconfitta della scarsità le armi per bloccare la liberazione. Il tenore di vita raggiunto nelle aree industriali più avanzate non è un modello conveniente di sviluppo. Di fronte a ciò che tale tenore ha fatto dell'uomo e della natura ci si deve chiedere se ciò valesse i sacrifici e le vittime fatti in sua difesa. Date queste circostanze, la liberazione dalla società opulenta non significa tornare ad una salutare e vigorosa povertà e alla semplicità. Al contrario, l'eliminazione dello spreco aumenterebbe la ricchezza sociale disponibile per essere distribuita. Inoltre la liberazione dalle prestazioni richieste per sostenere la prosperità distruttiva mette in condizione gli individui di sviluppare quella razionalità che può rendere possibile un'esistenza pacifica.
Herbert Marcuse (1964)
(fine)