Per una giustizia globale (seconda parte)
Non
c'è, a livello globale, nulla che limiti concretamente la possibilità dei
ricchi e dei potenti di controllare le
vite dei poveri e dei deboli. Le Nazioni Unite, per esempio, il cui scopo è
promuovere la pace, i diritti umani e la giustizia internazionale, sono
controllate dai cinque principali vincitori della Seconda guerra mondiale: gli
Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Russia, la Francia e la Cina. Queste nazioni
esercitano il diritto di veto non solo sugli affari del Consiglio di sicurezza
dell'ONU ma anche su ogni cambiamento sostanziale in seno all'intera
organizzazione. Ciò significa che a favore dei deboli non verrà adottata
nessuna misura a meno che non favorisca anche i forti. La Banca mondiale e il
Fondo monetario internazionale, il cui compito consisterebbe nell'aiutare le
nazioni impoverite a costruire e difendere le loro economie, sono gestiti in
base al principio: un dollaro, un voto. Per approvare una risoluzione
importante o rettificare i loro criteri operativi c'è bisogno di una
maggioranza dell'85 per cento. Gli Stati Uniti, che da soli possiedono più del
15 per cento delle "azioni" in entrambe le organizzazioni, possono bloccare una
risoluzione appoggiata da ogni altro stato membro. Ciò significa, in pratica,
che i due enti perseguiranno nel mondo in via di sviluppo solo le politiche che
vanno a vantaggio dell'economia statunitense e degli interessi dei suoi
speculatori finanziari anche quando sono in aperto conflitto con i bisogni dei
poveri. Se volete considerare accettabile questa distribuzione del potere fate
pure ma per favore non vi dichiarate democratici. Se vi considerate democratici
dovete ammettere che c'è bisogno di un cambiamento radicale. In parte come
conseguenza della dittatura degli interessi acquisiti, in parte a causa della
corruzione e del malgoverno, dell'inuguaglianza e della distruttività di un
sistema economico che dipende, per la propria sopravvivenza, dalla continua
perpetuazione del debito la prosperità perennemente promessa ai poveri dal
mondo ricco è perennemente incapace di concretizzarsi. Quasi metà della
popolazione mondiale vive con meno di due dollari al giorno; un quinto con meno
di un dollaro. Nonostante l'eccedenza globale di cibo 840 milioni di persone
sono ufficialmente considerate malnutrite perché non possiedono il denaro per
comprarlo. A 100 milioni di bambini viene negata l'istruzione elementare, un
terzo degli abitanti del mondo povero muore per cause che potrebbero essere
evitate quali malattie infettive, complicazioni dovute al parto e malnutrizione.
La stessa percentuale non ha sufficiente accesso all'acqua potabile a causa
della scarsità di investimenti, dell'inquinamento e dell'utilizzo eccessivo di
acqua da parte dell'agricoltura industriale. Gran parte dell'agricoltura del
mondo povero è stata deviata dalla produzione di cibo per le popolazioni locali
all'alimentazione del bestiame necessario a rifornire di carne le popolazioni
più ricche. Naturalmente sarebbe sbagliato incolpare di tali ingiustizie solo
gli stati, le imprese e le istituzioni del mondo ricco. Nel mondo povero c'è
una gran quantità di governi brutali e repressivi che hanno impoverito e
minacciato i loro popoli e distrutto le risorse naturali. Tuttavia, come la
crescita della popolazione è spesso impropriamente indicata quale causa
principale dei problemi ambientali del mondo per l'ovvia ragione che è il solo
impatto ambientale di cui si possano accusare i poveri, così la corruzione e
l'oppressione di alcuni governi del mondo povero sono state impropriamente
identificate come cause principali dell'impoverimento. Robert Mugabe, un
brutale autocrate che ha defraudato lo Zimbabwe della democrazia, assassinato
gli oppositori politici e ridotto alla fame la popolazione, ha arrecato agli
africani un danno che è poca cosa paragonato a quello inflitto dal Fondo
monetario internazionale e dalla Banca mondiale, i cui "programmi di
adeguamento strutturale" sono stati tra i principali impedimenti allo sviluppo
del continente negli ultimi 20 anni. In effetti molti paesi che accusiamo di
gestione economica incompetente sono completamente controllati dall'FMI. Grazie
a quell'ente sono intrappolati in un ciclo di carenza di investimenti. Dal
momento che non possiedono scuole, ospedali e reti di trasporti di buon livello
la loro posizione economica continua a peggiorare e ciò, a sua volta, li lascia
senza i mezzi per procurarsi il denaro necessario a fornire quei servizi.
Eppure l'FMI impedisce loro di aumentare la spesa pubblica e li costringe,
invece, a utilizzare il denaro per ripagare i debiti. Debiti che, come molti
analisti finanziari oggi riconoscono, non potranno mai essere pagati:
nonostante il trasferimento netto di ricchezza naturale dal mondo povero a
quello ricco degli ultimi 500 anni i poveri sono ritenuti debitori di 2,6
migliaia di miliardi di dollari nei confronti dei ricchi.
L'FMI,
che lavora a stretto contatto con il Tesoro americano e le banche commerciali,
usa la leva del debito per costringere le nazioni povere ad abbassare le difese
contro le attività più predatorie degli speculatori finanziari e delle imprese
straniere.
George Monbiot (2003)
(fine seconda parte)