Piccoli consumatori crescono
Oggi esistono cinque specie di bambini sul nostro pianeta: il bambino cliente da noi, il bambino produttore sotto altri cieli, altrove il bambino soldato, il bambino prostituito e, sui cartelloni della metropolitana, il bambino morente la cui immagine, periodicamente, protende verso la nostra indifferenza lo sguardo della fame e dell'abbandono. Sono bambini, tutti e cinque. Strumentalizzati, tutti e cinque. Tra i bambini clienti vi sono quelli che dispongono dei mezzi dei loro genitori e quelli che non ne dispongono; quelli che comprano e quelli che si arrangiano. In entrambi i casi, poichè il denaro non è quasi mai il frutto di un lavoro personale, il giovane acquirente accede alla proprietà senza contropartite. E' questo, il bambino cliente: un bambino che, in una grande quantità di ambiti di consumo identici a quelli dei genitori o dei professori (abbigliamento, alimentari, telefonia, musica, elettronica, locomozione, tempo libero...), accede senza colpo ferire alla proprietà privata. Così facendo svolge lo stesso ruolo economico degli adulti incaricati della sua educazione e della sua istruzione. Come loro costituisce un'enorme fetta di mercato, muove denaro (il fatto che non sia suo non conta), ha, come i genitori, desideri che devono essere costantemente sollecitati e rinnovati affinchè il meccanismo continui a funzionare. Da questo punto di vista è una figura importante: un cliente a pieno titolo. Consumatore autonomo sin dai suoi primi desideri di bambino, la cui soddisfazione dovrebbe misurare l'amore che proviamo per lui. Gli adulti, anche se lo negano, non possono farci molto; così va la società di mercato: amare il proprio figlio (questo figlio così desiderato che la sua nascita scava nei genitori un debito d'amore senza fine) significa amare i suoi desideri, che ben presto si esprimono come bisogni vitali. Bisogno d'amore o desiderio di oggetti: uno vale l'altro, giacchè la prova di questo amore passa attraverso l'acquisto di quegli oggetti.
Daniel Pennac