Que viva Espana!

Il successo planetario della serie tv spagnola targata Netflix "La casa di carta" deve dare da pensare specialmente a chi ritiene che la fiction debba avere necessariamente dei contenuti neutri dal punto di vista sociale, politico, economico eccetera. Mi sono chiesto in particolare quante e quali polemiche avrebbe suscitato un prodotto televisivo di questo genere se fosse stato realizzato in Italia, non dico dalla tv di stato ma pur anche da una produzione privata come Netflix. E' mia convinzione che trattare in una serie tv argomenti come il ruolo delle banche (specialmente di quelle centrali) nella macro e nella microeconomia o l'uso della tortura da parte delle forze dell'ordine sarebbe stato per noi italiani talmente impensabile da divenire oggetto di autocensura  da parte degli stessi sceneggiatori ancor prima di finire sotto gli occhi e le forbici delle autorità preposte. Comunque, nel migliore dei casi, avremmo assistito, a prodotto finito, a decine e decine di inorridite interrogazioni parlamentari sull'argomento. Se quello che passa per i teleschermi di milioni di nostri connazionali fosse stato un prodotto made in Italy mi sembra già di sentire le polemiche infinite che sarebbero sorte (non tanto da destra ma specialmente da "sinistra") perchè si è osato accostare i termini e le canzoni della Resistenza a una banda di rapinatori. Apriti cielo! Siamo talmente abituati a considerare quell'evento come una specie di mummia imbalsamata che sarebbe stato veramente arduo strapparlo alla retorica per restituirgli una dimensione di vitalità e, sopratutto, di attualità. In Italia sembra vigere un pregiudizio incrollabile: il telespettatore è stupido o quanto meno immaturo e quindi va trattato come un bambino di due anni o giù di lì. Speriamo solo che il successo della "Casa di carta" anche "chez-nous" convinca gli autori di casa nostra che osare si può.